Ora, la Corea del Sud è un Paese in cui il «Power Distance
Index» è alto: pertanto, nel campo dell’aviazione, in caso il pilota di un
aereo avesse commesso errori, il suo vice si sarebbe trovato in difficoltà nel farglieli notare
perché avrebbe avvertito il peso della gerarchia. Secondo uno studio eseguito dagli psicologi
Robert Helmreich e Ashleigh Merritt, addirittura, i sudcoreani erano secondi al
mondo nella classifica dei Paesi il cui personale di volo presentava un alto PDI.
Per far capire il livello di sudditanza che caratterizzava il rapporto tra gli
ufficiali di grado meno elevato e il pilota, spiega Gladwell,
basta notare che il pilota pretendeva che i suoi assistenti lo servissero al
punto da preparargli la cena o comprargli regali. A determinare il «Power Distance Index» di un
Paese è il suo retaggio culturale: guardiamo allora alla lingua coreana. Essa,
possiamo leggere nel libro di Gladwell, «possiede non meno di sei diversi gradi
di cortesia nella conversazione, che dipendono dalla relazione tra chi parla e
chi ascolta: deferenza formale, deferenza informale, linguaggio schietto,
colloquialità, intimità e comunicazione semplice». La comunicazione in molti
Paesi asiatici tra i quali la Corea del Sud, per di più, è orientata al ricevente: è compito di colui che ascolta decifrare il messaggio che riceve. Nella cultura occidentale è il contrario: se una persona non capisce non è
colpa sua, bensì di chi ha formulato il messaggio in quanto non è stato
abbastanza chiaro.